In Europa resilienza e sostenibilità sono inevitabilmente legate all’accesso alle materie critiche, risorse essenziali ad elevato rischio di approvvigionamento. Il nuovo “Tavolo nazionale per le materie critiche” promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in linea con l’approccio strategico europeo e i circa 2 miliardi di PNRR destinati all’economia circolare, ha lo scopo di conciliare le esigenze del sistema produttivo con gli obiettivi della transizione energetica.
Le materie prime critiche
Metalli, minerali e materiali naturali fanno parte del nostro quotidiano. Le materie prime definite “critiche”, 30 secondo la lista stilata dall’ International Energy Agency, essenziali per il funzionamento e l’integrità di una vasta gamma di ecosistemi industriali, sono quelle più rilevanti dal punto di vista economico e che presentano rischi più elevati di approvvigionamento.
Il tungsteno fa vibrare i telefoni. Il gallio e l’indio fanno parte della tecnologia dei diodi a emissione di luce (LED) nelle lampade. I semiconduttori hanno bisogno di silicio metallico. Le celle a idrogeno e gli elettrolizzatori necessitano dei metalli del gruppo del platino.
Utilizzati nelle tecnologie ambientali, nell’elettronica di consumo, nella salute, nella produzione di acciaio, nella difesa, nell’esplorazione spaziale e nell’aviazione, questi materiali non sono solo “critici” per i settori industriali chiave e le applicazioni future, ma anche per il funzionamento sostenibile dell’economia europea.
L’accesso alle risorse è, dunque, per l’Italia e per tutta l’Europa, una questione di sicurezza strategica che non può essere separata dal processo di transizione ecologica.
Tavolo nazionale per le materie critiche
L’accesso alle risorse e la sostenibilità sono fondamentali per la resilienza dell’Italia in relazione alle materie prime. Il nuovo “Tavolo nazionale per le materie critiche” promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha proprio lo scopo di compenetrare le esigenze del sistema produttivo con gli obiettivi del rispetto ambientale.
Il nuovo format coinvolge diverse Istituzioni tra cui la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Affari Esteri, l’Istat, ma anche rappresentanti della Commissione europea e di agenzie europee, le associazioni di impresa e i maggiori esperti del settore.
Il ministro Adolfo Urso nel proprio intervento, ha fatto riferimento a “una strategia Paese che determini anche le scelte europee e occidentali per l’autonomia strategica rispetto al predominio della Cina”. Ma il tavolo, in realtà, oltre a definire il fabbisogno del Paese nella duplice transizione green e digitale, è funzionale al raggiungimento degli obiettivi europei fissati dal Critical Raw Materials Act (che sarà presentato in primavera dalla Commissione). Si tratta di un atto di indirizzo che, aldilà della “competizione cinese”, si concentra sulla concorrenza globale, evidenziando la necessità di avviare un’azione congiunta da parte di tutti gli Stati membri per diversificare l’offerta, ridurre le dipendenze e migliorare l’efficienza delle risorse e la circolarità, compresa la progettazione di prodotti sostenibili. Questo vale per tutte le materie prime, compresi i metalli di base, minerali industriali, aggregati e materiali biotici, ma è ancora più necessario quando riguarda le materie prime fondamentali per l’UE.
L’autonomia strategica dell’Europa nelle materie critiche
La nuova strategia dell’Europa diretta a regolare l’accesso al mercato mondiale delle materie critiche, prevede lo sviluppo di una maggiore autonomia anche attraverso il potenziamento del riciclo e dell’economia circolare, fondamentali per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e per evitare che la “transizione” possa sostituire l’odierna dipendenza dai combustibili fossili con quella dalle materie prime, in gran parte provenienti dall’estero.
In linea con tale approccio, il titolare italiano dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, ha evidenziato come “dinanzi a una realtà che vede l’Europa fortemente dipendente da paesi stranieri per queste materie prime, strategiche per la decarbonizzazione, sia necessario adottare misure che promuovano sempre più l’economia circolare. Dovremo investire di più per una migliore gestione degli scarti, puntando alla raccolta, alla selezione, e al recupero delle materie prime contenute nei rifiuti. Abbandonare la visione del rifiuto come problema e sfruttare appieno il rifiuto come risorsa, da usare in modo intelligente, creativa e rigenerativa”.
I fondi PNRR destinati a materie prime ed economia circolare
Solo per l’economia circolare, settore del riciclo e più in generale per l’impiantistica necessaria,il Pnrr stanzia complessivamente 2,1 miliardi. Di questi, circa 600 milioni sono destinati a progetti “flagship” di imprese private su filiere strategiche, mentre i restanti 1,5 miliardi interesseranno Ato (ambiti territoriali ottimali), Comuni o imprese pubbliche per finanziare la nuova realizzazione o l’ampliamento di infrastrutture per la differenziata e per impianti di trattamento dei rifiuti.
Attualmente sono già 192 i progetti ammessi al finanziamento nell’ambito degli investimenti della Missione 2 Componente 1 del Piano di Ripresa e Resilienza per progetti “faro” per l’economia circolare. Tra le filiere strategiche individuate nel Piano d’azione per l’economia circolare UE, la RAEE (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), carta e cartone, plastiche e rifiuti tessili.