La manovra di bilancio presentata in Parlamento fa discutere in merito ai colpi assestati al settore dell’energia green. L’associazione Anev, che riunisce produttori e operatori dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, critica duramente il nuovo price cap a 180€ e la pressione fiscale del 50% sugli utili delle aziende che producono energia elettrica.
Fonti Rinnovabili nel mirino
Il nuovo testo della Legge di bilancio presentato alle Camere dal Governo Meloni dà filo da torcere agli operatori delle rinnovabili.
A rivendicarlo è in particolar modo l’ Anev, l’associazione nazionale di protezione ambientale che riunisce produttori e operatori di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’organizzazione contesta aspramente il limite dell’energia elettrica a 180€/MWh, esclusivo per la produzione da fonti rinnovabili, e la nuova tassa sugli extraprofitti al 50%, calcolata sulla media degli ultimi 4 anni (questa invece valida per tutte le società energetiche).
Secondo gli operatori dell’energia pulita, tali misure andrebbero ulteriormente a gravare sul settore delle FER (fonti di energia rinnovabile), già pesantemente colpito dai tagli imposti dai provvedimenti del precedente governo.
Cosa dice il Regolamento UE sull’emergenza energetica
La Legge di Bilancio ha dato attuazione al Regolamento UE 2022/1884 che, per far fronte all’emergenza derivante dall’innalzamento dei prezzi, prevede un tetto ai ricavi di mercato ottenuti dalla produzione dell’energia elettrica.
Questo si è tradotto, sul piano nazionale, nell’introduzione di un “price cap” di 180 €/MWh ai prezzi di vendita dell’energia elettrica generata esclusivamente da fonti rinnovabili, che va ad aggiungersi all’imposta sugli utili fissata al 50%, un extra-tassazione concettualmente in contrasto con la prima misura. Con l’imposizione di un tetto massimo, infatti, dovrebbero diminuire notevolmente anche gli utili delle aziende.
La misura relativa al prelievo fiscale straordinario a guisa di contributo solidaristico, calcolato sugli utili di impresa, all’art.14 del Regolamento del Consiglio dell’Unione Europea n.2022/1854, è riservata alle imprese operanti nei soli settori petrolifero, del gas naturale, del carbone e della raffinazione e non al settore Rinnovabili come invece ha voluto il Governo italiano, unico tra gli Stati membri ad applicare tale prelievo alle FER.
Sussidi ai produttori da combustibili fossili
Le decisioni oggetto di dissenso riguardano anche le agevolazioni garantite al settore dell’industria dei combustibili fossili, di cui non godrà, invece, il settore delle rinnovabili. Al fine di contenere gli effetti dell’aumento dei prezzi e delle tariffe del settore energetico per le imprese e i consumatori, infatti, l’articolo 28 della manovra presentata in Parlamento, istituisce, per l’anno 2023, un contributo di solidarietà temporaneo a carico dei soggetti che esercitano attività di produzione, estrazione e/o rivendita di energia elettrica, gas metano o gas naturale, nonché dei soggetti che esercitano l’attività di produzione, distribuzione e commercio di prodotti petroliferi.
Un piano che allontana gli investitori
A detta di Simone Togni, presidente di Anev, la nuova Legge di Bilancio si inserisce in “un affastellamento di norme che non fa che creare confusione e incertezze regolatorie scoraggiando gli investimenti nel settore”. Secondo l’ associazione, in un contesto che penalizza oltre misura gli investimenti nel settore delle rinnovabili, i piani del Governo in tema di FER, ossia di voler promuovere e agevolare la produzione di almeno 70GW da rinnovabili, non sono realizzabili.