Si tratta generalmente di scarti di attività agricole da cui ricavare combustibili o energia elettrica e termica, come ad esempio legna da ardere o altri tipi di rifiuti organici, piante, alghe marine ed altri scarti. Ma c’è chi teme una deforestazione selvaggia per produrre più energia a basso costo.
Produrre energia dalle biomasse
È dalle sostanze di origine biologica, vegetali o animali, che ancora non hanno subito processi di fossilizzazione, che si può ottenere energia elettrica o termica, tramite gli impianti a biomasse.
Si tratta di una fonte di energia che è considerata (non da tutti) come rinnovabile e pulita, da sfruttare al posto dei combustibili fossili, anche in chiave di transizione energetica ed ecologica dell’economia locale e globale.
Si tratta generalmente di scarti di attività agricole, che possono essere modificati attraverso vari procedimenti, per ricavarne combustibili o direttamente energia elettrica e termica, come ad esempio legna da ardere o altri tipi di rifiuti organici, piante, alghe marine ed altri scarti.
Un segmento questo che tendenzialmente crescerà ancora, soprattutto in un momento storico di emergenza energetica, perché c’è abbondanza di materie prime e perché si tratta di materiali a basso costo.
Stando ad un rapporto pubblicato da The Brainy Insights, il mercato mondiale della produzione di energia da biomasse dovrebbe passare dai 47 miliardi circa del 2021 agli 84,8 miliardi di dollari attesi entro il 2030.
Il tasso di crescita medio annuo (Cagr) è stato calcolato attorno al +6,78% nel periodo ti tempo che va dal 2022 al 2030.
Una fonte rinnovabile o no?
Il pericolo, sollevato da molte associazioni europee e mondiali, è che per aumentare la produzione di energia elettrica e termica da biomasse si proceda al consumo scriteriato di risorse forestali.
Si teme che la corsa a questa fonte di energia possa danneggiare il nostro patrimonio boschivo. In Europa almeno si è aperto un confronto sull’argomento.
La proposta avanzata da Partnership for Policy Integrity è non considerare pià la biomassa forestale come “energia rinnovabile” all’interno dell’Unione europea entro il 2027, o al più tardi il 2030. Un tema che sta impegnando anche il Parlamento europeo, che sta premendo per una legislazione più forte in tema di tutela del patrimonio forestale.
Nell’Unione europea ci sono 182 milioni di ettari di foreste. Le foreste coprono il 43% delle terre nell’Unione europea. Il 70% delle aree forestali si trova in sette paesi: Italia, Finlandia, Francia, Germania, Polonia, Spagna e Svezia.
Foreste, un patrimonio da salvare e custodire
Le foreste dell’UE assorbono l’equivalente del 7% delle emissioni totali di gas serra dell’UE ogni anno. Le foreste sono indispensabili all’ecosistema. Prima di tutto proteggono il suolo dall’erosione. Sono inoltre parte integrante del ciclo dell’acqua, forniscono l’habitat di molte specie viventi e regolano il clima locale. Assorbendo l’anidride carbonica dall’atmosfera le foreste sono fondamentali per la lotta al cambiamento climatico globale.
Le foreste non vanno bruciate per produrre energia, ma ripristinate, proprio per la loro capacità di mitigare sia le emissioni di gas serra, sia il surriscaldamento globale.
Il problema è che l’UE brucia più della metà del legno che raccoglie per produrre energia, ma lungi dall’essere “carbon neutral”, il disboscamento e la combustione di alberi per produrre energia svuota le foreste ed emette più CO2 per unità di energia rispetto ai combustibili fossili, aumentando le emissioni nette.