In previsione delle ulteriori restrizioni UE in arrivo a dicembre, gli importatori nord europei di greggio russo hanno già ridotto i volumi del 90% , facendo scendere le esportazioni totali del gigante energetico a 2,67 milioni di barili al giorno, il livello più basso dall’inizio dell’anno.
Stop alla dipendenza dal petrolio russo in UE
A sole due settimane di distanza dall’entrata in vigore dello stop alle importazioni di greggio russo via mare imposto da Bruxelles, i principali acquirenti nord europei hanno già tagliato i traffici marittimi, riducendo la dipendenza dal combustibile e gli incassi russi del 90%.
La misura adottata dall’Unione Europea, che dovrebbe entrare in vigore il 5 Dicembre, è inclusa in un pacchetto di restrizioni sul commercio via mare volto ad inasprire i rapporti con il suo più grande fornitore di petrolio.
I risultati dell’operazione iniziano già ad arrivare.
Secondo l’analisi di Bloomberg basata sul tracciamento dei trasporti via mare, nel mese di Novembre la Russia ha esportato in Olanda e nei Paesi Bassi soltanto 95.000 barili di greggio al giorno, un calo del 92% rispetto agli 1,2 milioni di barili di inizio Febbraio, ossia prima dell’inizio della guerra.
Il volume totale spedito dalla Russia è sceso al minimo di 2,67 milioni di barili al giorno da nove settimane, un taglio che ha inciso fortemente sulle entrate derivanti dal commercio di petrolio del Cremlino.
Il petrolio invenduto finisce in Asia
La riduzione drastica dell’approvvigionamento energetico infonde così un altro duro colpo all’oligarchia sovietica, che vede crollare uno dei pilastri sui quali si reggeva la propria economia. La quantità di petrolio invenduto a seguito delle restrizioni potrebbe aggirarsi intorno a 1,1 milioni di barili di greggio.
Per compensare il deficit, la Russia sta esportando molto più greggio in Asia, in particolare in India e in Cina. A ottobre, la Russia ha, infatti, superato l’Arabia Saudita e l’Iraq, diventando il principale fornitore di petrolio dell’area.